UNA STORIA NELLE STORIE DEL SERVIZIO DOMICILIARE

La sig.ra V. ha 76 anni, il marito P. di anni 82, non hanno una rete familiare, sono seguiti a domicilio da un operatore socio sanitario della nostra cooperativa dal 2007. La sig.ra è di origine romena, ha vissuto per 40 anni nel suo paese. Il sig.P. passava spesso le sue vacanze in Romania e dopo cinque anni di frequentazione si sposarono e V. si trasferì a Torino. Circa otto anni fa si manifestarono per entrambi dei gravi problemi di salute, P. venne ricoverato per un intervento: restò lontano da casa per circa 6 mesi. La signora in seguito all’assenza del marito, lentamente cadde in depressione e il suo stato di apatia la rese incapace di gestire la sua quotidianità. I pochi vicini con i quali aveva ancora mantenuto un contatto, segnalarono la situazione ai servizi sociali del quartiere, che si attivarono immediatamente, l’unica difficoltà fu convincere la signora ad accettare un aiuto. Si aggiunsero altri problemi di salute della coppia. La gestione del nucleo diventò via, via sempre più complessa per la presenza di molte patologie che limitavano lo svolgimento nelle loro funzioni di vita quotidiana.

L’assistente sociale di riferimento ritenne opportuno una variazione del progetto: l’inserimento di una assistente familiare per garantire loro un ulteriore aiuto, di tipo domestico. L’operatrice collaborò con la famiglia, convincendo V. e il marito ad accettare questa proposta. Si programmarono degli interventi di compresenza tra l’oss e l’assistente familiare che servirono a trasferire competenze e strumenti a questa nuova figura facilitandone l’integrazione. La situazione attuale è sempre più preoccupante, la signora manifesta una serie di fobie e manie persecutive, trascorre intere giornate a letto con le persiane chiuse, dormono separati e nessuno può accedere nella camera da letto, sommersa da un cumulo di cianfrusaglie. Tra i problemi di salute e l’isolamento, il loro stile di vita si è modificato, da molto tempo si sono barricati in casa, non hanno nessun rapporto col vicinato né col mondo esterno. P., pur stanco, è ancora lucido, mantiene i rapporti solo con le figure presenti nel progetto. L’unico riferimento per V. e P. resta l’operatrice, che in questi anni attraverso i suoi interventi quotidiani, ha ottemperato ai bisogni primari, tenendo i contatti con i servizi del territorio, (volontari, medico di base, presidi sanitari ecc..), dando loro la possibilità di continuare a vivere insieme sotto lo stesso tetto.